L’Oro Rosso può ri-crescere anche nella terra di Calabria

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Quotidiani Nazionali come Il Sole 24 Ore, di svariati anni fa, nella proprie pagine di “AFFARI E FINANZA”, scrivevano  che in Calabria esisteva “L’ORO ROSSO”.
Tanto era capace di produrre la Terra di Calabria, quando, prevalentemente negli anni 70/80, con ciclicità annuale cominciava a diffondersi la coltura del POMODORO DA INDUSTRIA, benché le INDUSTRIE DI TRASFORMAZIONE, si potevano contare con le dita di  una sola mano.
Avvalorando un antico detto: “Contadino cervello fino”, il capostipite della gloriosa famiglia TENUTA con la GIAT di Mongrassano (CS) faceva da apripista alla LAVORAZIONE DEL POMODORO DA INDUSTRIA, tanto che sul finire degli anni 80, meritò l’appellativo di: RE DEL POMODORO in Calabria. Agli inizi degli anni 80, nasceva in agro di San Marco Argentano (CS), la P.A.C. S.P.A. (Prodotti Alimentari Calabresi) , che in solo poco più di un decennio, a PASSI DA GIGANTI , con il “Concentrato di Pomodoro” conquistava i MERCATI  Medio – Orientali : Arabia Saudita, Egitto, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, nonché IRAN ED IRAQ.

Altre piccole realtà produttive nascevano sempre più vicino ai luoghi di produzione del prodotto fresco, soprattutto nella Piana di Sibari.

Fra addetti diretti che nella sola P.A.C. S.P.A. si registravano in oltre 350 unità lavorative,  e l’ indotto locale, con particolare riferimento ai trasporti, si era creato intorno al POMODORO, UN VALORE ECONOMICO, su base annua che superava abbondantemente i 200 MILIARDI DI LIRE, che giravano nella MEDIA VALLE DEL CRATI, NELLA SIBARITIDE, fino al Crotonese.

Beneficiari del “DISTRETTO DEL POMODORO”, degli anni 80/90 nella MEDIA VALLE DEL CRATI erano soprattutto i piccoli proprietari terrieri, che riuscivano ad implementare il proprio reddito, mettendo a dimora nei propri terreni i semi, direttamente ritirati nelle Associazioni di categoria o nella stessa industria  che a sua volta ritirava TUTTO  il POMODORO che riuscivano a produrre.

Oggi la coltura della coltivazione del Pomodoro da Industria, nella Media Valle del Crati, è praticamente inesistente, poiché inesistenti sono le Industrie di Trasformazione, eppure i Contadini e le proprie terre sono ancora li dove erano in quegli anni dell’ORO ROSSO.

Gestioni  aziendali “scellerate”, hanno determinato provvedimenti Comunitari, elaborati con l’intendo di reprimere le Frodi dilaganti in questo settore, ma che di fatto hanno penalizzato solo LA GENTE DI CALABRIA che lavorava in questo fiorente comparto.

Le Industrie sono state chiuse in Calabria e riaperte altrove, pertanto il POMODORO DA INDUSTRIA, non aveva più ragione di esistere, per cui i Contadini Calabresi hanno cessato di trattare questo rinomato prodotto agricolo, ripiegando su altri che il mercato ha continuato ad assorbire, ma non ai livelli quantitativi del Pomodoro.

Da allora il comparto pare essere in Crisi perenne, poiché nuove problematiche sono sopraggiunte, con l’avvento del SOL LEVANTE, Giappone e Cina pare debbano diventare i paesi della “Pummarola”.

E’ inutile, poiché largamente risaputo, rimarcare la inimitabile qualità del Pomodoro della Piana di Sibari, o della stessa Valle del Crati, dove i Contadini avevano il piacere di conferire il pomodoro, direttamente con l’uso dei rimorchi attaccati agli stessi Trattori che avevano lavorato la terra che lo aveva prodotto.

Quindi, la domanda dovrebbe nascere spontanea:

Perché si deve continuare a sperare in un miracolo economico, che a sollievo della disoccupazione nel nostro territorio, dovrebbe far nascere “POLI INDUSTRIALI” delle più variegate categorie produttive:Moda, Metalmeccanica , Tessile e non si concentrano le varie forze sociali, nel far rinascere l’agricoltura, attraverso la istituzione di nuove Industrie di trasformazione?

Ogni polemica rimarrebbe fine a se stessa, ma credo che sia il tempo di ravvedersi e come azione propositiva, sarebbe il caso che si istaurasse una generale presa di coscienza, riconoscendo i propri limiti, valorizzando le nostri tradizioni e l’esperienza dei nostri avi, che ci hanno consegnato la potenzialità di camminare da soli, come hanno fatto loro per generazioni.

La rinascita in un territorio a prevalente civiltà contadina, può concretizzarsi solo sfruttando le risorse agricole del territorio, magari riconoscendo le capacità di chi ha comunque acquisito un significativo bagaglio di esperienze professionali e vorrebbe metterle a disposizione della Comunità, indipendentemente se esso stesso è classificabile come appartenente alla corrente Politica, attualmente predominante.

Giuseppe La Riccia- By Bisignanesi alla Riscossa!!!

Bisignano (CS) li 09/09/2010