L’uovo alla coque

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Quanti modi ci sono per essere, per sentirsi, per essere considerati bisignanesi? Uno, cento, mille, milioni? Ognuno ha il suo modo di esserlo, ma evidentemente non basta esserci nati e cresciuti e averci la residenza, se si rimane bisignanesi pure all’estero o in contumacia. No, non è una questione solo di nascita, di cultura, di habitat… è una questione di imprinting come per i pulcini con la chioccia; peccato che al giorno d’oggi l’incubazione sia per lo più artificiale. Eppure c’è chi pensa che ci sia solo un modo di essere, sentirsi, restare, recitare da bisignanese: il proprio. Peccato per gli altri: tutti ciutu fricati! Un po’ come un tempo, non molto in verità, che c’erano la nobiltà e il volgo, chiri ‘i ru paisi e ‘i tammarri fora, chiri ca cummannavani e chiri cu pijavanu sempi n’culu. Un po’ come l’uovo alla coque. Cosa c’è di più elementare dell’uovo alla coque? Ebbene per molti l’essere bisignanesi è come l’uovo alla coque e ci sono regole ferree per esserlo. Non importa se non sai nemmeno cosa sia un uovo alla coque o come si fa, se devi usare la destra, la sinistra o tutte e due le mani, se l’acqua… il fuoco… ‘a cassarola… la cottura… il cucchiaio… No l’uovo alla coque è l’uovo alla coque e il bisignanese ha da essere visignanisu (sia pure d’adozione),  anima e corpo, con tutte le sue belle stimmati da esibire. E così l’imperitura litania sulla liuteria, i gummuluni, il palio, ‘i sirinati, radioliberabbisignanu, i numinaglia, i maccarruni, i Sanseverino, Sant’Umile e ri santarielli, e tutto ciò che più ti pare e piace. Politica, cultura, scuola, ci gozzovigliano da mane a sera in tutta questa miracolosa bisignanesità inaffondabile e inossidabile, e qualcuno si è ci fatto pure i soldi e costruito una fama malgrado politica, istituzioni, cultura, scuola. Sì, perché la politica e le istituzioni non si spingono mai oltre le strumentalizzazioni e la retorica della bisignanesità, in un giochino a rimpiattino imperituro e sempre uguale. Forse non son sono in grado. Forse non vogliono. Forse semplicemente gli conviene. E guai a provarsi ad avanzare qualche critica e far notare le incongruenze, guai a disturbare i manovratori, guai a dire che il re è nudo e lo è sempre stato. Guai. Non ne hai titolo, non hai le credenziali e soprattutto come cazzo ti permetti! Non importa che tu ti senta cittadino a pieno titolo. Non importa che tu al loro piatto non ti ci sia neanche avvicinato e né ti ci vuoi avvicinare. Non importa che tu non li abbia mai votati (rifiutando la scheda delle comunali o non recandoti al seggio). Non importa che tu abbia detto e ripetuto di non avere la verità in tasca, ma tu abbia semplicemente avanzato le tue mezze e i tuoi quarti di verità. Certo te ne stai a debita distanza, da misantropo oculato, dalle loro manifestazioni d’assenzio, assenso e incenso, dalle loro scorribande nelle isole vergini della cultura, dalle loro peregrinazioni, perorazioni e processioni, dai loro irrinunciabili comizi, …ma chi l’ha detto che la socialità debba misurarsi con il metro della loro idea di partecipazione?

Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio. Così De Andrè qualche decennio fa. De André per l’appunto, anarchico, sempre dalla parte degli ultimi, degli irregolari, non certo dalla parte di chi detiene e gestisce il potere alla sua mercede, non certo dalla parte dei baciapile e dei bigotti e degli sgherri dei potenti di turno. Bocca di Rosa forse non è nemmeno una delle sue cose migliori o forse è solo il fatto di essere strafamosa che la fa citare anche a sproposito. Certo bisognerebbe intendersi sulla definizione di buono e cattivo nonché su quali siano i buoni consigli e quali i cattivi esempi, ma come si può imputare allo stesso tempo ad una persona di non offrire soluzioni e poi rinfacciargli di dare buoni consigli? Come si può scambiare la fotografia del reale (se volete sfocata) con una visione moralista e perbenista? Può uno scritto, più o meno plausibile, più o meno ellittico, più o meno veritiero essere gravato dell’onere di essere latore di cattivo esempio? Ed il suo autore dovrebbe forse seguire i vostri di consigli ed esservi sodale nell’azione e nell’esempio? Avete forse bisogno di un capro espiatorio o volete solo zittire il dissenso? Come si può imputare a chi non alcun potere, e non ci tiene ad averlo, di essere responsabile o corresponsabile delle vostre azioni e della vostra propaganda a beneficio zero per l’intera comunità?

Tranchant?

Certo.

—Scorbutico?

Non meno di altri.

—Provocatore?

Cos’è per voi la provocazione?

Perché non provate ad aprirli i vostri occhi? Perché non li aguzzate i vostri orecchi? Perché non date un senso alle vostre inutili parole? Cosa avete da raccontare, da regalare, insegnare, da mettere sul piatto del bilancio della vostra opera indefessa? Complimenti per i vostri successi, per le vostre medaglie, per le vostre battaglie, per le vostre brodaglie, per la vostra grana, per le vostre belle macchinette pluriaccessoriate, per il vostro decoro, la vostra cravatta d’ordinanza, i vostri sabato sera, la vostra posizione e le vostre prese di posizione… complimenti per tutto ciò che più vi stuzzica, allieta e aggrada,  ma non c’è nulla e proprio nulla da invidiarvi, perché invidiare ciò che fa orrore?

Rosario Lombardo