Volete qualcosa da ascoltare mentre messaggiate, conversate con qualcuno, o vi state semplicemente rilassando? Ecco a voi il nuovo album di Alessandro Mannarino “Al Monte”, annunciato nell’aprile 2014 ed anticipato dalla pubblicazione del singolo “Gli animali”. È stato diffuso in rotazione radiofonica e distribuito negli store digitali dall’11 aprile 2014. Un album in cui il cantautore romano fa emergere una discreta crescita riguardante soprattutto le tematiche, trattate sempre con leggerezza e lievità, ma senza sminuirne il valore. L’album viene descritto come un viaggio su una montagna molto metaforica e in esso l’autore si fa più “misurato e consapevole” rispetto agli album precedenti. Inoltre, sostiene Mannarino, il disco è ispirato “non dalla rabbia, ma dalla testa” e che le canzoni sono “scritte per immagini, immagini che passano però attraverso le parole”. “Dal monte si riesce a guardare la realtà da un’altra prospettiva, ed è quello che ho cercato di fare nel disco: parlare delle cose a cui siamo assuefatti, che ci sembrano normali e invece sono stranissime”. Il disco ha raggiunto la terza posizione nella classifica FIMI, riscuotendo un grande successo fin da subito. Nei brani si procede per modelli: “I personaggi sono esemplari, c’è l’Imperatore, il Carcerato, il Dio, il Popolo, il Militare e io li affronto con volontà chirurgica cercando la vera essenza, la nudità dell’uomo di fronte allo sconosciuto e alle stelle. È questo lo scatto che volevo fare anch’io, come persona, e credo di averlo fatto consegnandolo a queste nove canzoni”. “Scendi giù”, che Mannarino spiega così: “È legato alla cronaca perché parla di uno che viene pestato in carcere, ma più in generale vuole essere un brano su un’ideale vendetta nei confronti della giustizia, dai secondini ai giudici. Nel nostro sistema uno va in galera perché ha rubato o si fa le pere: con il termine giustizia si perpetua un sistema che mette in galera le classi subalterne”. “Scendi giù” parla infatti, molto probabilmente, della vicenda legata a Stefano Cucchi, deceduto mentre veniva tenuto in custodia cautelare. La canzone recita così: “Il detenuto è come un figlio da educare finché abbassi per sempre gli occhi della sfida ed un figlio che non riconosce il padre faremo un morto che non può riconoscere l’omicida.” In questa scalata Mannarino descrive così un misto di sensazioni e scenari che lasciano riflettere in sordina ognuno di noi… Un’umanità sperduta, su un piccolo pianeta alla deriva nell’universo, e un cantautore che riflette sul senso delle cose, sulla moralità, sulla politica. Il suo disco non è certo un punto di arrivo, è un punto di partenza. È un invito a sopravvivere a questa perdita di senso, basta solo iniziare…
Carlo Falco