Non una di meno. Si, non una di meno poiché ogni anno in Italia sono impressionanti i numeri di donne, mamme, figlie, fidanzate uccise “in famiglia”. Femminicidi, addirittura la giurisprudenza ha dovuto inquadrare il reato con la definizione di un nome, atteso il numero elevato, ta i più alti in Europa di femminicidi appunto commessi nel nostro Paese, nelle nostre case. A tutto questo si somma l’inaudita violenza contro le donne che spesso per paura, per assenza di protezioni, per vergogna le donne denunciano nei pronto soccorso come incidenti domestici.
Penso come donna in che mondo sto vivendo se ogni 72 ore una donna come me viene uccisa in Italia? Penso come donna in che mondo sto vivendo se quasi 50 mila donne hanno avuto bisogno di rivolgersi ai Centri Antiviolenza in questo anno e soprattutto penso come può tutto questo scivolare addosso ad una società che non si ferma, che non arresta la violenza inaudita e bestiale contro di me in quanto donna. Per tutto questo come delegata alle Pari Opportunità del Comune di Bisignano di concerto con l’intera Amministrazione Comunale ho scelto di fare una protesta muta, come sorda è la società nei confronti dei diritti delle donne. A questo fine abbiamo disegnato di rosso – come il sangue delle 106 donne uccise dall’inizio dell’anno alcune panchine nelle nostre piazze, graffiato un muro, con dei graffiti, come i graffi che rimangono sulla pelle delle donne che simboleggia le scarpette rosse, altro simbolo come le panchine posti a testimoniare e denunciare la violenza contro le donne. Nessuna inaugurazione, nessun discorso retorico o simbolico solo graffiti, panchine rosse e gigantografie che richiamano la Convenzione di Istanbul affinché ognuno possa trovare il tempo e il coraggio di riflettere ogni qual volta si siede su una di queste panchine.
Approfitto poi, per ringraziare l’associazione scarpette rosse di Bisignano per il loro impegno e per quanto organizzato. Concludo però, rivolgendomi agli uomini, a quanti accecati non d’amore, non da sentimenti, ma da risentimenti picchiano, degradano o umiliano le proprie donne di fermarsi, di porre fine ad una furia inumana che commette uno dei gesti più disumani al mondo: Uccidere chi dona la vita, il suo amore, la sua abnegazione spesso questo, scambiato purtroppo come un dovere. Non è un dovere amare, ma un sentimento che va nutrito e salvaguardato e per questo grido anch’io come le migliaia e migliaia di donne in tutt’Italia: non una di meno.
Francesca Coschignano
Consigliere delegata alle Pari Opportunità