Ostetriche o streghe? Semplicemente donne

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Lucia Sconza
Matricola 1598536
Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed ostetriche
Prof.essa Scalamonti

 “L’impulso subliminale che l’uomo ha di distruggere quello che non può né sottomettere né divinizzare”

Mi piacerebbe partire da questa affermazione di Arundhati Roy, scrittrice indiana ed attivista per il riconoscimento dei diritti delle donne, per affrontare il tema della caccia alle streghe/ levatrici, o per meglio dire caccia alle donne. Infatti, analizzando gli eventi storici del Medioevo e qualche dato statistico, appare lampante agli occhi di molti come la maggior parte delle persone perseguitate, torturate, processate ed uccise per mano del Tribunale dell’Inquisizione fossero donne, per lo più sagge/praticone e se non sagge certamente innocenti.

Fisicamente debole e moralmente fragile, la donna nel Medioevo era vista come un essere inferiore, politicamente e giuridicamente, e quindi da proteggere. Ella veniva sottoposta alla sorveglianza e alla guida degli uomini, e doveva obbedire ai loro ordini. Fin dal suo ingresso nel mondo, partiva svantaggiata. La nascita di una bambina era vista come una disgrazia, e provocava nei padri l’angoscia per la dote che le avrebbe dovuto fornire. Accolta e nutrita male, vestita peggio dei suoi fratelli, la sua vita era dedita a due sole attività: la cura della casa e della famiglia, quella a cui apparteneva o presso cui prestava servizio, e la procreazione: viveva perciò un’intera esistenza in sudditanza, prima del padre e poi del marito. La società, fatta da uomini, ed ottenebrata dai precetti cristiani, la considerava un essere in cui non vi era né timore, né bontà, né amore, né amicizia e di cui bisognava diffidare, alla stregua di un essere maligno, tentatore, quasi vista come la porta dell’Inferno.

In questo scenario, ogni manifestazione della vita si svolgeva sul filo sottilissimo dell’incerto confine tra religione/sacro e stregoneria/sacrilego(1). Il parto, in una società in cui il mondo degli uomini e quello delle donne erano separati, si configurava come una esperienza esclusivamente femminile, sancendo, così, un patto potente di solidarietà. Difatti dall’antichità fino all’inizio dell’età moderna, la nascita e i cambiamenti del corpo femminile erano stati affari di donne. Si partoriva con una ritualità che si tramandava per linea matriarcale e che prevedeva due forme di assistenza: l’aiuto reciproco, di donne che avevano già partorito, oppure il ricorso ad una donna esperta, la levatrice, la praticona, la mammana. Nei paesi e nei villaggi, spesso, era l’unica a portare assistenza alle donne del popolo, povero di medici e di ospedali. Ella era depositaria di un patrimonio femminile che spaziava dall’impiego di erbe, unguenti, formule magiche ed interventi manuali per molteplici scopi, come calmare i dolori del parto e facilitare l’espulsione, provocare o impedire il concepimento, indurre l’aborto (2).  Le levatrici erano streghe buone, streghe bianche che sapevano come riavvicinare due sposi, trovare marito alle nubili, con filtri d’amore che, se anche non producevano alcun effetto, non facevano neanche male. Un po’ maga, pronunciava i verba puerpera, i carmina, formule magiche distorte, apparentemente prive di significato, sintetizzate fino a scomporre le parole e ad eliminare vocali, dando vita così a termini del tutto incomprensibili, e per questo “magici”.

Erbe, muffe, funghi, minerali, radici e foglie, poi, erano le uniche medicine disponibili a quel tempo: venivano scelte, raccolte, seccate e preparate in base ad antiche ricette e rituali trasmessi oralmente da madre in figlia. Se ne osservava la comparsa e la scomparsa in corrispondenza di alcuni periodi dell’anno, o in base all’influenza astrale o lunare, si imparava a dosarle e miscelarle in giuste quantità anche con altri componenti per preparare filtri, decotti, pomate, elisir d’amore, veleni. Le donne avevano un rapporto “magico” con le erbe, in grado di curare, di nutrire ma anche di uccidere: questo ha sempre spaventato moltissimo gli uomini, che vedevano in questo potere occulto delle donne un pericolo per la loro incolumità(3).

La loro magia altro non era che una vera e propria scienza empirica. Le idee magiche avevano come punto di partenza una serie innumerevole di osservazioni esatte, alle quali però non si poteva dare una giustificazione razionale. Le ostetriche erano specialiste di una medicina popolare e tradizionale, basata sulla pratica e sul racconto di esperienze comuni, ed insieme mediatrici magico- religiose nei complessi rituali che marcavano il passaggio di status della donna partoriente e del nuovo nato.

Per tutto il Medioevo, l’ostetricia è stata considerata una professione impura: agli uomini era proibito presenziare ai parti, dato che per i Padri della Chiesa la donna e soprattutto i suoi organi riproduttivi erano il maligno fatto carne. Molto spesso si considerava il sangue mestruale, le evacuazioni del parto ed il latte come fonte di contaminazione per l’uomo, quasi a ribadire il confine di separazione di sfere femminili e sfere maschili, con il solo scopo di rinforzare i ruoli sessuali. Spettava quindi alle mammane/praticone portare assistenza e prendersi cura della donna e della sua famiglia, ponendosi in una relazione d’aiuto per tutto l’arco della vita, accogliendo la sofferenza altrui e facendosi antesignane di quel concetto di care tanto attuale oggi (4). L’ostetrica era, infatti, in grado di risolvere i problemi del corpo ma anche quelli dello spirito e di soddisfare tutti i bisogni della sfera umana, partendo da quelli fondamentali. Il rapporto che si creava nel periodo della gravidanza, del parto e dell’allattamento costituiva un coesivo sociale, un evento di congiunzione tra appartenenti allo stesso genere. Per secoli le levatrici furono medichesse senza una formazione ufficiale, escluse dai libri e dalle accademie.

La gente e le donne del popolo le chiamavano “sagge”, l’autorità “streghe”, o “ciarlatane”, espressioni queste del bene e del male, dello spirito benefico e di quello malefico che governano il destino degli esseri umani. Ma l’autorità a quel tempo era rappresentata dagli uomini, di Chiesa o di corte, che avevano conquistato il monopolio della medicina mentre l’ostetricia ne rimaneva ancora esclusa e quindi temuta.

Si instaurarono dei veri e propri processi: una guerra contro il genere femminile, ma soprattutto una lotta contro quella trama sociale che il femminile aveva tessuto trasversalmente nella società. La creatività, l’autonomia, l’indipendenza spaventano e quindi stimolano tentativi di repressione e controllo. Si è consumata una feroce repressione del diverso, non solo di corpi imperfetti segnati da deformità o dalla vecchiaia, ma anche di corpi giovani, troppo belli, seducenti, tentatori.

Historia magistra: il Medioevo conobbe grossi mutamenti economici e religiosi. Il protrarsi e il ripresentarsi di pestilenze, carestie, rivolte, guerre, il venir meno della fiducia nei valori tradizionali, l’aumento della povertà e della miseria crearono un pericoloso vuoto di aspettative e di certezze negli uomini. Questi accadimenti squarciarono i cieli: paura e terrore dilagavano, si immaginava un futuro ancora più tenebroso, e la Chiesa, unico potere rimasto fermo in un mare in burrasca, temette per la propria integrità e combatté coloro che, in qualunque modo, attentassero alla pacifica convivenza. Sacro e sacrilego si confusero nella frantumazione caotica di tradizioni millenarie e allo sconvolgimento sociale seguì quello delle menti. Per la salvezza della Chiesa, statica, chiusa, cieca, bigotta ma comunque rassicurante e in nome di Dio, sui roghi arsero corpi di donne, insieme con la loro miseria, angoscia, paura, fragilità, semplicità ed ignoranza, corpi di donne verso cui si scagliarono dicerie, calunnie, invidia. La magia bianca o naturale, intesa come ricorso ai prodotti e alle potenzialità della natura, cedette il passo alla magia nera, satanica ed eretica.

Possiamo affermare che le streghe/ostetriche ( se con questo intendiamo donne conoscitrici ed esperte della natura e dei suoi segreti), sono nate con la storia dell’umanità e per millenni accettate e anzi richieste dalla comunità stessa, ma nel Medioevo questa figura fu deformata, stravolta, demonizzata. L’inquietante accusa rivolta alle ostetriche ha soprattutto a che fare con la necessità di ristabilire equilibri minacciati, di far rientrare l’insubordinazione dei contadini, di trovare giustificazione alla miseria dilagante, di dare un perché alla peste, alla morte, di imporre una religione come unica fonte di Verità. Le streghe/ostetriche rappresentarono perciò un comodo capro espiatorio: colpevoli esclusivamente di esprimere un potere indiscusso ed ineluttabile, cioè quello di realizzare politiche sociali parallele a quelle ufficiali, alla cui base troviamo solidarietà ed accoglienza, aiuto per il prossimo. Ma in questa commistione di sacro e di sacrilego, in questa sorta di presenza diabolica( per colpa della quale si risvegliarono paure ed ansie ancestrali), tutti credevano: poveri e ricchi, uomini e donne, medici e giuristi, filosofi, letterati ed ignoranti.

Il Malleus Maleficarum, Bibbia dell’Inquisizione, guidava i giudici nell’individuare, incarcerare, punire e correggere le persone colpite o affette da stregoneria (5).

E chi indicare come responsabile di varie sciagure se non le ostetriche, coinvolte per mestiere nelle fortune e nelle sfortune della vita riproduttiva di donne e uomini? Esse vennero accusate di fornire metodi demoniaci alle altre donne per rendere impotenti gli uomini. Si trattava invece di arcaici metodi contraccettivi, usati però in un contesto storico in cui non era ammesso il rapporto sessuale come puro piacere, ma al contrario esso era consentito solo per la produzione di figli all’interno di un legame socialmente riconosciuto. Le ostetriche vennero, poi, processate perché assistevano le donne nell’aborto, o denunciate come assassine o divoratrici di bambini, o come spacciatrici di diavolerie, di droghe. Viene scritto nel Martello delle Streghe:

Sono proprio le ostetriche a causare i danni peggiori, poiché esse, se non uccidono il bambino in utero, una volta nato, lo portano fuori dalla camera come se dovessero fare qualcosa, ma sollevatolo in aria lo offrono al Diavolo”.

Il Malleus Maleficarum rivela, perciò, una misoginia che non ha uguali nella storia dell’uomo, come se gli autori provassero, nei confronti della donna, sentimenti di paura e di odio che rasentano, e forse superano, i confini della follia. Di debole intelligenza, peccatrice per istinto, vendicativa, invidiosa, collerica, volubile, mentitrice, la donna è vista come un animale imperfetto che inganna per natura, incline a vacillare in materia di fede religiosa, istintivamente bugiarda, dai desideri insaziabili, bella a guardarsi, contaminante a toccarsi e mortale a possedersi. E le peggiori sono le levatrici, che conoscono meglio di chiunque altro i misteri dell’essere donna…..

ATTENZIONE:LE STREGHE SONO ANCORA TRA DI NOI:

“… Si guardi soprattutto dalle donne. Lei è un giovanotto, un bel giovanotto. Non accetti nulla da una donna. Né vino, né caffè, nulla da bere o da mangiare. Certamente ci metterebbero un filtro. Lei piacerà di sicuro alle donne di qui. Tutte le faranno dei filtri… Questi filtri sono pericolosi. Berli non è piacevole, disgustoso anzi. ~ Vuol sapere di cosa li fanno? Sangue, sangue catameniale. Ci mettono anche delle erbe, e pronunciano delle formule. Lo mettono dappertutto, nelle bevande, nella cioccolata, nei sanguinacci, magari anche nel pane. Catameniale. Stia attento.~ ” (6)

 

Bibliografia

  1. Marisa Siccardi, “Viaggio nella notte di San Giovanni” , Rosini editrice, Firenze, 1993
  2. W. Costantini, D. Calistri, Ostetrica, Piccin, Padova, 2013, Volume Primo, cap. 7, Culture della nascita, pag 1273- 1274
  3. A. Pino, Farmacologia per CL in Ostetricia, Libreria Universitaria, Padova, 2010
  4. C. Pancino, Il bambino e l’acqua sporca. Storia dell’assistenza al parto dalle mammane alle ostetriche (secoli XVI- XIX), FrancoAngeli, Milano, 1984
  5. Jacob Sprenger, Heinrich Institor Kramer, Il Martello delle streghe. La sessualità femminile nel ‘transfert’ degli inquisitori, traduzione italiana di Armando Verdiglione, Spirali, 2006 (I edizione 1985)
  6. 6. Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Giulio Einaudi editore, Torino, 1945

Sitografia
www.wikipedia.org , consultato giorno 03/01/18, ore 17:16
http://www.tuttostoria.net , consultato giorno 03/01/2018, ore 18:03