Come la mafia “made in Italy” ha messo radici in tutto il mondo fin dalle sue origini, così la mafia nigeriana non vuole essere da meno. Alla fine del 2016, iniziò a parlare con il pm di Palermo Spedale ed a riempire verbali il primo pentito della mafia nigeriana in Italia: Austine Johnbull. Tale Johnbull è soprannominato “Buscetta Nero”, per via dell’importanza delle sue dichiarazioni come, a suo tempo, fece Tommaso Buscetto che svelò nomi, struttura e riti di Cosa Nostra. Il Buscetta Nero svela che in Nigeria coesistono tre organizzazioni criminali, tra le quali la più pericolosa e potente è proprio quella a cui era affiliato: la Black Axe, Ascia Nera. Molte sono le similitudini con la mafia italiana, in tema di riti di iniziazione, di vedute, di crudeltà. Peculiarità della mafia nigeriana, in quanto ad iniziazione, è il minore apporto di immagini sacre e pratiche proprie della religione, tipico invece nei riti di iniziazione alla mafia italiana. La Black Axe sembra tendente a pratiche stile setta satanica: vengono predisposte a terra sette candele per formare una bara, viene riposta al centro di tale disegno un’ascia ed un calice contenente un miscuglio di droghe, che dovrà essere bevuto dai c.d. ignoranti, cioè quelli che dovranno affiliarsi. Non solo. I prossimi all’affiliazione devono percorrere la Slave Trade, tragitto degli schiavi, in ginocchio, frustati da quattro saggi. Il pentito Johnbull, inoltre, spiega le modalità della vendetta: per ogni componente della Black Axe ucciso, loro ammazzeranno una quindicina di affiliati alla banda avversaria. In Italia, tale organizzazione mafiosa è presente da molti anni ormai, ma dopo le condanne che hanno colpito la Black Axe al Nord Italia, il capo dei capi, dalla Nigeria, ha ordinato che una cosa simile non dovrà più accadere, quindi ha intimato all’organizzazione di mettersi “in sonno”. Austine Johnbull mette in allerta la giustizia ed i cittadini italiani, avvertendo che “pestaggi e assassinii tra i suoi connazionali sono qualcosa di diverso da semplici risse finite male” (da “Il Fatto Quotidiano”).
L’invito è sempre quello di non sottovalutare alcuni fatti e di non tralasciare problematiche così grandi come la globalizzazione delle mafie. Il rischio è quello di continuare a rimanere sempre cento passi indietro, come cento soltanto sono i passi che ci distanziano da questi fenomeni che sembrano così lontani..”U zu Tano ci abita qui.. cento passi ci sono da casa nostra, cento passi”
(dal film I Cento Passi di M.T. Giordana sulla storia di Peppino Impastato).
Federica Giovinco