COMUNICATO STAMPA
Il presente comunicato stampa tratta una nota congiunta in favore del Presidente onorario della Federcontribuenti, Pino Masciari, da parte di tutta la presidenza nazionale in nome del presidente Marco Paccagnella e del presidente della regione Calabria Silvio Carbone. Il virgolettato sono dichiarazioni degli stessi autori.
“Masciari testimone di giustizia ha paura per lui e per la sua famiglia. Il Ministero dell’Interno con poche righe informa Pino della revoca della scorta: il Ministero si assume la responsabilità di tale decisione? Chi gli è vicino parla di un uomo ”impaurito e stremato dai lunghi anni di lotta”. A che punto siamo con la lotta alle mafie? ”Vi è un assalto della ‘ndrangheta alla politica e alle istituzioni, mentre lo Stato sembra intenzionato ad impaurire chi vorrebbe denunciare atti mafiosi con decisioni come questa”.
Lo Stato, sul piano della repressione, intesa come opera di bonifica sociale ed economica aree nelle quali le mafie rigenerano il loro potere, forza e consenso è scemato fino ad indebolire il senso della lotta stessa. Le mafie si muovono indisturbate nel tessuto economico, sociale, produttivo, con un sofisticato e subdolo sistema di relazioni con la politica e la pubblica amministrazione, con settori degli apparati dello Stato. Abbiamo solo a parole colpito i loro patrimoni, ricchezze, forme e percorsi di accumulazioni dei profitti e dei capitali criminali. Le mafie continuano a dissipare flussi di denaro pubblici che sanno intercettare, a volte addirittura creare. Hanno soldi, soldati, voti politici, sono penetrati così affondo nella società, nella politica e nell’economia da diventare invisibili.
Masciari era un imprenditore edile calabrese, sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997. Dal 2010, fuoriuscito dal Programma Speciale di Protezione, viveva sotto scorta perchè ritenuta la sua incolumità in pericolo. Ha denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica. La criminalità organizzata ha distrutto le sue imprese bloccandone le attività nelle opere pubbliche come nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infiltrata, intralciando i rapporti con le banche con cui operava. Fino a quando non ha denunciato i suoi aguzzini. Il sistema ‘ndrangheta pretendeva da Masciari il 6% ai politici e il 3% ai mafiosi. Assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, pretese di regali di appartamenti e costruzioni gratuite, acquisto di autovetture: si è rifiutato e ha denunciato. ”Fummo allontanati dalla nostra terra per l’imminente pericolo di vita in cui ci siamo trovati esposti”. Testimonia nei principali processi contro la ‘ndrangheta e il sistema di collusione, quale parte offesa costituendosi come parte civile. Sognava forse Pino Masciari di scoperchiare, con il suo coraggio, quel vaso di Pandora che tutti conosciamo ma che nessuno cita ufficialmente?
”Occorre saper guardare alle vittime delle mafie riorganizzando l’intervento dello Stato a loro sostegno. Affrontare il tema dei testimoni ci impone di affrontare il ruolo diretto dello Stato nella lotta alle mafie in quelle aree, sociali, politiche ed economiche dove sono egemoni”. Abbiamo gli strumenti ma non le normative, specie sulle forme di riciclaggio. Non abbiamo l’avallo delle banche, società di assicurazioni dei notai, questo ci rende difficile seguire i flussi di denaro che come molliche ci porterebbero nel covo mafioso. Altrettanto vanno verificate le ragioni per le quali alcune norme legislative non hanno mai trovato, nel corso degli anni e con qualunque maggioranza di governo, una loro piena applicazione: legge Mancino, anagrafe patrimoniale e anagrafe dei conti correnti.
Altro tema che richiede un’attenta verifica dello Stato è quello sullo scioglimento dei consigli comunali. Gli enti locali sono il terminale di ogni sistema mafioso, la fonte primaria di accumulazione del consenso e dello scambio politico-mafioso. Lo scioglimento intacca il consiglio comunale, la giunta o il sindaco, ma non mette mai in discussione la macchina amministrativa, gli uffici urbanistici, i dipartimenti dei servizi sociali e così via, vale a dire gli snodi del sistema di relazione tra le mafie, le loro attività imprenditoriali e la pubblica amministrazione. Vi sono centinaia di inchieste, dai più piccoli comuni fino ai vertici burocratici delle regioni, che dimostrano come ormai la burocrazia e alcuni suoi punti nevralgici rappresentino un vero e proprio tessuto connettivo e di continuità dello scambio politico-mafioso.