Ricatti sessuali on line, una piaga del web

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Ricatti sessuali on line: come li abbiamo smascherati

Ricatti sessuali, c’è chi ci casca

C’è da ridere, anche se in molti piangono. Lacrime e soldi. «È sempre la stessa storia», mi dicono gli esperti della Polizia postale, «Da tre mesi scriviamo lo stesso verbale». Il riferimento, chiarissimo è ai ricatti sessuali on line. La Polpost di Cosenza, da agosto ad oggi ha ricevuto 50 denunce, tutte verbalizzate e in istruttoria, oltre tre telefonate per richieste di aiuto e consigli al giorno, per un totale approssimativo di circa 280. «Ma stimiamo che il “sommerso”», cioè i ricatti subiti, ma non denunciati né lamentati, «sia dieci volte tanto».

Ecco quel che è capitato: C. P., una bella ragazza bionda di origine francese ma residente in Italia, ha chiesto il contatto su facebook ai due autori del pezzo. In apparenza non c’è niente che puzzi: l’aspetto è normale, le pose castigate e l’aria innocente. Una ragazza (nel profilo sono dichiarati 26 anni) in apparenza normale. Facile accettare. Le cose si complicano, inaspettatamente, dopo un po’: la “Circe” della rete contatta i due autori a poca distanza di tempo l’uno dall’altro. La richiesta, dopo pochi convenevoli, scritti in pessimo italiano, è identica: lasciare facebook e connettersi su Skype.

Occhio alla connessione: se è efficiente e siete sprovveduti, ci cascate; se siete sprovveduti ma navigate con la chiavetta, vi “salvate” perché Skype non funziona e nessuno potrà vedervi. Si arriva al dunque dopo un breve passaparola tra colleghi. Uno dei due, quello a cui Skype funziona, si “sacrifica” e lancia l’esca: un breve saluto via facebook. E la “preda”, che si crede cacciatrice, “abbocca”. Manda un saluto via facebook sabato, alle prime ore del mattino. Quando le si risponde, si dimostra cordiale e curiosa: dice di stare con sua madre in Piemonte e fa capire di annoiarsi. Poi fornisce il contatto su Skype. Difficile connettersi: la rete va piuttosto lenta.

Ma i tentativi ripetuti vengono “premiati”: C. P. (è proprio lei, dal video) si mostra in tutta la sua naturale bellezza. Ma non è solo “esibizionista”: chiede in cambio la nudità, totale, dell’interlocutore.  E l’interlocutore, ingenuo o “scafato” (e ansioso di avere la sua notizia) l’asseconda. Skype all’improvviso si interrompe. Poi arriva il “regalo”: il proprio video hot, con annesso messaggio: «Non scherziamo, se non volete vita e reputazione rovinata mandateci 1.000 euro». Sabato è tutto chiuso, compresa la Polpost. L’unica è temporeggiare: il video, postato già su un “clone” di youtube è chiarissimo: Saverio Paletta vi viene accusato di atti osceni in rete con minore.

Temporeggiare, con la scusa che le banche sono chiuse, è una buona mossa. Dà il tempo di fare il proprio dovere di cittadini, cioè di denunciare, e poi di scrivere. C. P., o chi per lei, è diffidente: manda e mail di continuo e pretende risposte. Occorre blandire e rassicurare: dall’altra parte del monitor, assieme al messaggio minatorio, sono stati inviati almeno 50 link di propri “facefriends” e c’è la minaccia di essere “sputtanati” anche con l’Ordine dei giornalisti. Questa è la cronaca scritta. Quella non scritta è peggiore: guai a pagare, perché con quel video, dopo che avrete pagato le prime 100 euro, vi ricatteranno sempre. Qui finisce la denuncia dei giornalisti e comincia l’inchiesta della polizia.

Saverio Paletta

Massimo Maneggio

 

— Cronache del Garantista — 21 ottobre 2014

foto tratta da Leccotoday