A sentire le interviste rilasciate da Carmine Schiavone verrebbe proprio da dire “rifiutiamo rifiuti, grazie”. Proprio così, tra gli affari dei clan svelati dal pentito c’è lo sciagurato business illecito dei rifiuti interrati in mezza Italia.
Schiavone era l’amministratore delegato del clan dei Casalesi, il quale dopo una lunga carriera criminosa nella cupola di Casal di Principe (oltre cinquanta omicidi alle spalle) nel ’93 divenne collaboratore di giustizia e attraverso le sue rivelazioni fece condannare all’ergastolo alcuni boss dei Casalesi nel processo Spartacus, svelando affari e metodi utilizzati dalla cupola, riguardanti appunto anche lo smaltimento illecito di rifiuti industriali, farmaceutici, chimici, ospedalieri e nucleari sotterrati nelle campagne del territorio campano.
Oggi le sue rivelazioni sono diventate pubbliche e fanno accapponare la pelle al solo pensiero di ciò che potrebbe accadere sul nostro territorio per mano di un potere criminale occulto.
Se in Campania è stato possibile seppellire rifiuti su una vasta area del territorio, eludendo per oltre vent’anni i controlli, nonostante la presenza di piattaforme ecologiche atte allo smaltimento dell’immondizia e quant’altro, perché la stessa cosa non potrebbe manifestarsi in Calabria?
Un ecomostro in cui confluiranno 180 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati (l’80% circa di scarti industriali o simili) potrebbe benissimo rappresentare per la ‘ndrangheta calabrese una ghiotta occasione per speculare sullo smaltimento della spazzatura che scotta.
Insomma non corriamo troppo con le previsioni ma viste le premesse la preoccupazione diventa obbligatoria.
Rifiutiamo rifiuti, grazie!
La foto in articolo è adoperata senza nessuna volontà di offendere o determinare ingiuria, quest’ultima utilizzata dall’autore come esclusivo contenuto satirico. Nella foto Carmine Schiavone (pentito e collaboratore di giustizia).
14/12/2013 – Alberto De Luca