26 Gennaio 1994 … 10 Maggio 1994 … 17 Gennaio 1995 … 11 Giugno 2001 … 23 Aprile 2005 … 17 Maggio 2006 … 8 Maggio 2008 … 1° Gennaio 2010 … Il 2010 già qui: hip hip hurrà! E chi si ricorda più del millennium bug? …2010? Cribbio che scialo! Datari, calendari, buoni propositi, oroscopi, vaticini, sotto l’egida d’un Paperone De Paperoni Berlusconi che non teme rivali (in hoc signo vinces!). E chi me lo doveva dire soltanto qualche anno fa? Mammarella mia ‘un mi ci fari pinsari! Chi me lo doveva dire quando ancora mi puzzavari a vucca i latti, che al solo pensiero della cifra tonda mi brillavano gli occhi, la speranza si fotteva ogni dubbio e l’impazienza metteva il pepe al culo alla mia voglia di futuro? Chi me lo doveva dire quando l’ottimismo dell’acne prendeva a sberle l’indulgenza e la sopportazione atavica dei miei genitori? Bisignano sparata di filato nel III° millennio, per dindirindina che sciupio! “Siamo rimasti così in pochi ad essere scontenti di noi stessi. (Marcello Rubini, La Dolce Vita)” Intanto la prima decade s’é bell’e che dilapidata con tutto il suo carico di stronzate e un bilancio impari da anni zero piombato già’ in cornice (blob 31 dicembre 2009 http://www.youtube.com/watch?v=OmSd1J0HBR0). Le top ten, gli strascichi, i vivi e morti, repliche e replicanti, i sempiterni, “…la realtà è la realtà, c’è mica altro… (Lulù Massa, La classe operaia va in paradiso)” Da stenderci su di gran lena un maestoso/ mesto velo pietoso, metterci una pietra sopra immantinente, una lapide toh: in sua memoria i coevi posero! “I ministri puliti i buffoni di corte / ladri di polli / super pensioni / ladri di stato e stupratori / il grasso ventre dei commendatori/ diete politicizzate/ evasori legalizzati/ auto blu /sangue blu / cieli blu /amore blu /rock and blues /NUNTEREGGAEPIU’ (Rino Gaetano)”
Gli anni, i mesi, le settimane, i minuti conta(n)ti, “e le strofe languide di tutti quei cantanti / con le facce da bambini e con i loro cuori infranti (Eugenio Finardi)”. E alla sacra ora del desinare puntualmente, nel frammezzo di game e reality show, la messa cantata dei telegiornali di regime, nell’insulsaggine sbandierata del tutto va ben madama la marchesa (http://www.youtube.com/watch?v=2A7VFKIOeUQ)! Le larghe intese in nome del popolo sovrano, del popolo sine libertate et sine virtute, del popolo bue, del chi tace acconsente, per il beneficio/benefizio elusivo del paese ed esclusivo della claque, in the name of love o meglio con l’imprimatur del partito dell’amore, a partire della bozza Violante, memori del “Patto della Crostata”…, tra il sic trans(eat) gloria mundi e il crucifige!, tra scudisci, culi e cilicio, e via… via col liscio, che tutto scivola e va via. E sempre a piovere sul bagnato. “Viva l’Italia, il calcio, il testosterone, / gli inciuci e le buttane in preda all’ormone / a noi ci piace assai la televisione / proprio l’oggetto – dico – esposto in salone (Carmen Consoli)” Solo qualche rantolo di tanto in tanto, un tonfo, un sobbalzo e incessante il tanfo stantio di aria viziata. “Libertà. Più la esibiscono sugli scudi e meno la vogliono (Altai, Wu Ming pag 41 Einaudi).” E tutti quanti ariosamente in giulebbe ad ammorbarti con il rosario petulante delle riforme, il leitmotiv incontrastato delle riforme, sortilegio, trastullo, per gabbare e sfidare lo scorrere inutile del tempo: che morto un papa un altro ce n’è!
“Riforme?! Rosa’ e cchi ssu si riforme chi cuntari a televisione” Così ad assillarmi mia madre ed io ad improvvisare, tergiversare, sbadigliare: “che vuoi che siano ma’?” Al che mio padre, pronto, ad irritarsi ed inveire, che a lui, finché campa, la pensione non gliela levano di sicuro! Ed io a rassicurarlo: figurarsi, la sua di pensione! Ma senza crederci tanto in verità. Le riforme. Le riforme. Le riforme. Il tavolinetto delle riforme. Sotto la supervisione del Ministro alla Semplificazione Roberto Calderoli e con la benedizione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi. Le riforme istituzionali. Le riforme costituzionali. Le riforme pestilenziali. Le riforme. Le riforme. Le riforme. “Cambiano i governi niente cambia lassù / c’è un buco nello Stato dove i soldi van giù / svalutation, svalutation. (Adriano Celentano)” E fattane una di riforma a rimetterla subito/ di nuovo in discussione. E rimodellatala in maniera acconcia a rispedirla all’istante al diavolo. Leggi ad hoc, ad personam, inseguendo l’immunità, l’inamovibilità, l’intangibilità della casta. Insomma tutto un rimestar e mescolare di minestra, di sbobba che ti finisce per traverso di sicuro o ti viene su, peggio o come la peperonata, lasciandoti na vucca amara e la sensazione che da riformare non ci sia proprio un cazzo, trattandosi più biecamente, comunque e sempre, sic et simpliciter di contro-riforme.
Da tangentopoli in poi, una quasi ventennale transizione/transazione italiana (IIª repubblica una mezza sega!), dal sapore orwelliano, all’ombra del “Piano di Rinascita Democratica”, sotto l’influsso pervasivo di una classe dominante rapace, che fa leva sulla mozione degli affetti, che si stringe a coorte dei suoi eletti, che si disegna e si taglia su misura password e passe-partout talché (di)lemmi come libertà, democrazia, politica, si dipanano senza più alcun significato e nel loro vuoto di senso si adattano a puntino a dei cittadini sudditi, servi, gregge. L’habitus e la substantia della costituzione formale vs. la costituzione materiale cos’hanno più a che fare con la costituzione entrata in vigore il 1° Gennaio 1948, frutto del parto naturale non certo indolore della Resistenza, e peraltro mai applicata per intero? L’ultima esternazione del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, nondimeno, non appare certo come una mera boutade: “Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla. La riforma della Costituzione non dovrà riguardare solo la seconda parte della Carta ma anche la prima. A partire dall’articolo 1° (2 gennaio 2010)”
Cosa dire, dunque, di queste benedette riforme? Cosa dire delle riforme elettorali che hanno avuto se non altro il merito di accrescere smisuratamente il numero di partiti e dei loghi ma non dei luoghi della partecipazione, di scippare ai cittadini la possibilità di illudersi di operare qualsivoglia scelta, di incrementare l’estrema personalizzazione della politica espressa nelle solite due o tre facce? Ecc. ecc… Per non parlare delle riforme della scuola (con la mazzata finale di quella firmata dal Ministro della (d)Istruzione Mariastella Gelmini senza tenere in debito conto le sue infinite circolari) che hanno avuto il solo merito di sminuire il ruolo della scuola pubblica, tagliando qua e lacerando là, riuscendo nell’impresa di salvaguardare l’analfabetismo di ritorno come un animale di cui si teme l’estinzione, di alimentare la confusione, di creare insegnanti di serie b, c …z (alcuni escono dalla porta altri entrano dalla finestra o dalle eventuali prese d’aria). Il tutto in nome di un’autonomia che assicura ai dirigenti di premunirsi del superfluo e buttare alle ortiche l’indispensabile. Cosa dire, poi, della giustizia italiana, minata dalla lunghezza dei processi e da tribunali ridotti a depositi di scartoffie o porti delle nebbie, da magistrati ed avvocati incestuosamente avviluppati al Palazzo? E cosa aggiungere sul fantomatico “processo breve” che vorrebbe introdurre la sveltina mutuandola dalle audacie amatoriali tardo-senili del vostro benamato premier priapista d’eccezione o satiriaco d’elezione (De Mita: Berlusconi? Processi da sospendere, deve governare (http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_08/demita_93734076-fc1f-11de-98e4-00144f02aabe.shtml)? Non basterebbe nemmeno la penna di un redivivo Franz Kafka per descrivere lo stato della giustizia made in Italy: altro che riforme! E della Sanità ne vogliamo parlare? Vogliamo dilungarci sui 20 sistemi sanitari, su base regionale, e su un Ministro della Salute, nella figura di Ferruccio Fazio, che ha fatto la sua ricomparsa solo il 13 dicembre scorso? Prima se ne occupava lo stesso Fazio ma in qualità di Sottosegretario del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, mentre una fantomatica pandemia suina, o meglio la famelica industria farmaceutica, faceva i suoi porci comodi della spesa sanitaria per dei vaccini che solo in quattro gatti hanno avuto la bontà di usare. Non è forse la spesa sanitaria una delle leccornie più prelibate di cui approfittare per politici di ogni risma e razza, con i rispettivi affiliati e codazzi? Non è la prossima consultazione elettorale regionale la vera partita da giocare per rimanere avvinghiati con ambedue le mani sulle pulegge di questo pozzo di San Patrizio? E volete che mi dilunghi ancora?
A motivare/ legittimare questa continua tensione/ tenzone di riformismo all’italiana la pezza d’appoggio, il grimaldello, la giustificazione (a firma di una Lega che ha tirato fuori dal suo cilindro l’indipendenza di un’inverosimile nazione padana) del federalismo nell’ottica di una responsabilizzazione à la carte degli enti locali, degli italiani tutti, dei politici rampanti e/o ruspanti della periferia dello stivale tutt’intero. …Come se non conoscessimo i nostri polli! Cosa ne pensate dell’etica responsabile dei nostri amministratori regionali, provinciali, comunali? E in questa stagione riformista, o meglio in questa stagione contro-riformista, in cui amore, odio, e invidia sono assunte a categorie fondamentali di una politica da avanspettacolo, dominata più dalle assenze complici e dall’assenso facile di una controparte d’ufficio, che dalla presenza e supremazia di un “Presidente del Consiglio Santo e impostore”, non si vede ancora uno sprazzo di luce, cosicché la lunga notte della repubblica sembra non avere mai fine né soluzione di continuità. Ed in questa notte hegeliana non è l’indistinto ad offrire l’alibi della resa ma la incapacità rassegnata di qualsiasi distinguo. Il buio si fa sempre più pesto e l’alba rimane di là da venire.
Mentre scrivo, in un dopo-epifania di saldi compulsivi e di pioggia a dirotto, l’eco dell’inferno di Rosarno mi raggiunge con la sua spietatezza raggelante ma, non dimentico della bomba di Reggio Calabria di pochi giorni prima, non mi risulta difficile collegare i fatti così come suggerito dal titolo di un’intervista alla senatrice Angela Napoli sul-l’Unità del 10 gennaio 2010: “Un depistaggio dopo la bomba contro i pm (http://www.unita.it/news/italia/93518/angela_napoli_un_depistaggio_dopo_la_bomba_contro_i_pm)” E non mi chiedo più che cosa voglia dire, oggi nell’A.D. 2010, essere italiani, essere calabresi o se Wim Wenders sia più coglione o credulone, ma la mia mente divaga ed una rabbia più sorda mi afferra al solo pensiero della macchina elettorale già in moto per le imminenti elezioni regionali. E non posso non interrogarmi su quale ruolo e parte avrà nella partita elettorale calabrese Sua Signora N’drangheta. Un ruolo “bipartisan” (con un occhio al centrodestra e l’altro al centrosinistra ma comunque sempre dalla parte di chi vince) nella composizione di una joint-venture di clan pronti alla riffa e all’arraffa arraffa (Vedi l’intervista di Angela Napoli a Sandro Ruotolo per Anno Zero: http://vimeo.com/8611990). Solo un dubbio mi si mostra incredibilmente chiaro, se abbia più senso parlare di un’Italia Riformatorio, piuttosto che Ospizio o Lupanare, talché alfine non mi sembra più blasfemo suggerire, qui, su due piedi e a mani giunte, una “Preghiera d’esortazione o d’incoraggiamento”: “Dio di volontà, / Dio onnipotente, cerca/ (sforzati), a furia d’insistere/ − almeno − d’esistere. (Giorgio Caproni, Il muro della terra, 1975)”
il chiuR.Lo.