Non ce l’ha fatta, Luigi Savaglia, giovane alpinista di Bisignano, a scalare la vetta dell’Aconcagua in Argentina, le avverse condizioni atmosferiche, con temperature fino a meno trenta C°, hanno reso impossibile raggiungere la meta. Savaglia, sci-alpinista, ottico di professione, fa parte da alcuni anni della Montanaia Racing che presta servizio alla stazione Cnsas di Pordenone dove si è trasferito lasciando, per ragioni di lavoro e per la sua grande passione sportiva, la sua amata Bisignano.
Il ventottenne scalatore calabrese era partito il 15 gennaio scorso per prendere parte alla spedizione internazionale denominata “ Seven Summit “ che si propone la scalata delle sette vette più alte di tutti i continenti.
Reduce di altre significative spedizioni che lo hanno portato anche sulla vetta più alta del mondo, l’Everest, Luigi Savaglia avrebbe voluto raggiungere la vetta dell’Aconcagua ad ogni costo e, infatti, quando, a causa delle proibitive condizioni atmosferiche, i suoi compagni di spedizione hanno deciso di abbandonare l’iniziativa e ritornare in città, lui è rimasto sul campo a 5000 metri di altezza ed insieme ad un argentino volle provare, di nuovo, la scalata per raggiungere velocemente la sospirata vetta, ma la mattina del giorno fissato, il tempo peggiorò ancora di più con la temperature giunta a trenta gradi sotto zero.
Queste condizioni non hanno permesso la prosecuzione dei tentativi, anche perché altre spedizioni in loco, avevano avuto un alpinista morto e altri componenti avevano avuto sintomi di congelamento a mani, naso e piedi.
Da noi sentito per telefono, lo scalatore si è detto dispiaciuto di non aver potuto realizzare il suo sogno, ma ha anche dichiarato di essere già pronto per partecipare ad altre avventurose spedizioni.
Mario Guido
su: ntacalabria