Siamo i ragazzi di oggi, noi?

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Quando molti di voi facevano sentire il primo gemito venendo alla luce un ragazzo della vostra attuale età al festival di Sanremo presentava una canzone intitolata “Noi, ragazzi di oggi”. Era il 1985 e la voce di Luis Miguel cantava le speranze dei giovani degli anni del boom economico. Altri tempi direbbero i più malinconici soprattutto nel modo di affrontare i problemi da parte dei giovani rispetto a ciò che invece oggi non avviene più.

“Noi ragazzi di oggi con tutto il mondo davanti viviamo nel sogno di poi, diversi ma tutti uguali abbiamo bisogno di un paio d’ali”.

 Così iniziavano le prime strofe del pezzo musicale nelle quali si poteva benissimo cogliere l’esigenza di una gioventù che sognava di spiccare il volo verso il futuro. Ragazzi eccezionali e pieni di stimoli che tra tante difficoltà non erano disposti a cedere mai. Praticamente il fuoco sotto la cenere e se pur non sempre compresi sapevano in cosa credere. Luis Miguel annunciava dal palco dell’Ariston un messaggio chiarissimo invitando i ragazzi moderni a unirsi insieme verso la via del successo.

“E poi vedrai che ti piacerà perché gli altri sono i veri amici che tu non hai”. “Da questo eterno attendere noi saremo tutto quello che potrà succedere”.

 Un dato di fatto ma soprattutto la consapevolezza di essere giovani attivi e manager di se stessi. Ragazzi capaci di colorare il mondo attraverso la comunanza delle idee.

Oggi purtroppo non è più così e la canzone del noto cantautore di madre italiana neppure la si conosce. Al contrario dobbiamo fare i conti con il disinteresse e la rassegnazione. Spesso i più giovani che dovrebbero rappresentare il motore della società moderna trovano difficoltà a identificarsi in dei valori comuni.   Oltre a non svolgere nessuna attività lavorativa non coltivano neppure l’interesse per lo studio. Un preoccupante numero di giovani vive a spasso e senza un progetto futuro, un’altra parte trascorre il proprio tempo chiusa in casa smanettando sui social network e per fortuna una discreta fetta intraprende gli studi anche con successo. Tuttavia resta sempre insufficiente la partecipazione giovanile al management della vita pubblica per cui sono molti quelli che non hanno presente il polso di tutto quanto gli accade intorno e spesso subiscono passivamente ogni evento. Sono i cosiddetti figli di quel benessere ormai in declino per cui i genitori hanno fatto di tutto pur di rendergli la vita facile e comoda senza pensare al danno che probabilmente hanno causato indirettamente alla loro prole. Figli troppo fragili per affrontare la propria esistenza da soli e troppo bisognosi di crescere in fretta senza però la consapevolezza del conto che la vita prima o poi gli metterà dinanzi.

05/02/2014 – Alberto De Luca