Storie di calcio: radiato a vita

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Radiato a vita. Anche se non ufficialmente. Atef Abu Bilal, centrocampista palestinese classe 1984 con 11 presenze in nazionale (l’ultima contro il Bahrein nel 2011), è stato squalificato per 99 anni dalla federcalcio israeliana. La volontà era quella di radiarlo, ma il software non prevedeva una sospensione superiore ai 99 anni. E così gli si vieta di giocare fino al compimento dei 129 anni.

Il motivo del provvedimento è che Bilal oltre a essere sotto contratto con lo Segev Shalom (club di quinta divisione in Israele), giocava anche in Palestina con l’Al Khaleel. Alla federazione israeliana la sua doppia vita calcistica non è piaciuta affatto: così sono piovute la maxisqualifica e una multa beffa di 200 euro. Impossibile ignorare nel contesto della scelta la tensione fra israeliani e palestinesi, che ovviamente si ripercuote anche nel calcio.

Il 24 novembre scorso, l’esercito israeliano ha perquisito la direzione della federcalcio palestinese. Episodio subito condannato da Blatter e che ha spinto Ramallah a chiedere la sospensione di Israele dalla Fifa.

Proprio sul filo di lana, la squalifica di Atef Bilal ha superato quella che, fino a ieri, era la più lunga degli ultimi tempi: nella quarta serie austriaca è stato fermato per 70 giornate Ismail Gündüz, punito per aver colpito con una testata l’arbitro Daniel Filo. Il suo club, l’SK Rum, lo ha immediatamente licenziato.

Altra celebre squalifica, oltre a quella di Suarez, è stata quella di Brandao che al termine di Psg-Bastia del 16 agosto scorso ha colpito con una testata Thiago Motta. Sei mesi di squalifica, uno di carcere.

Famoso anche l’episodio di Luisao, difensore brasiliano del Benfica che nel 2012, durante un’amichevole contro il Fortuna Düsseldorf, ha colpito con una testata l’arbitro Christian Fischer. Due mesi di squalifica e 60mila euro di risarcimento alla vittima. Non proprio esempi positivi per i più giovani.

Armando Zavaglia