In questi giorni anche i bisignanesi si trovano a dover fare i conti con la nuova tassa sui rifiuti. La Tares sostituisce la precedente imposta sulla spazzatura (la Tarsu) e introduce una maggiorazione d’imposta che dovrà finanziare altri servizi come l’illuminazione pubblica e la manutenzione stradale. Inoltre, come la Tarsu, la nuova tassa non sarà calcolata sulla vera produzione di rifiuti (cioè in base al numero d’inquilini dell’abitazione) ma sull’80% della superficie catastale.
Qualcuno lamenta che le tasse sui rifiuti fatte pagare ai cittadini di un Comune non possono essere superiori alla spesa complessiva della raccolta (art 61 del decreto legislativo del 15 novembre 1993, numero 507). A conti non fatti, perché poco specialisti della materia contabile, ci si chiede ugualmente se la condizione sopra espressa non riguardi anche Bisignano.
In ogni caso, una bella gatta da pelare direbbero i più esperti della materia contributiva specialmente a fronte di una situazione esplosiva che attanaglia tutta la Regione da Nord a Sud con cumuli d’immondizia sparsi abbondantemente su tutto il territorio e nelle principali città calabresi.
Se i rifiuti continuano a rimanere per strada, a creare una vera emergenza sanitaria, senza poterli conferire in apposite discariche, e senza che i contribuenti ricevano il ben che minimo servizio dovuto per legge, è lecito domandarsi il perché dover assolvere al pagamento della Tares, almeno per quel che concerne i territori risultanti in emergenza?
La riflessione non è campata in aria visti i mal di pancia collettivi che hanno ormai raggiunto livelli di guardia e intolleranza in tutta la Calabria. La risposta degli amministratori locali non può assolutamente essere quella espressa nei corridoi Municipali, secondo cui alle domande lecite dei cittadini si risponde in maniera spesso evasiva scaricando le responsabilità (di quanto accade su un territorio pregiudicato) sull’inefficienza del governo di Roma. Se la Calabria, oggi, si trova nelle vergognose condizioni in cui verte, la colpa probabilmente è anche di tutti i politici che si sono succeduti da vent’anni a questa parte nella gestione amministrativa della stessa Regione. Per non parlare delle Amministrazioni locali cosiddette “canaglia” che negli anni delle vacche grasse hanno sperperato risorse importanti senza mai però attualizzare una ben che minimo programma utile alla salvaguardia ambientale del territorio e da un punto di vista dello smaltimento dei rifiuti. Tares o non Tares, questo è il dilemma, ma intanto e vista la brutta aria che tira perché dover pagare per forza?
27/02/2014 – Alberto De Luca