Per i vostri sacrosanti cinque minuti d’indignazione quotidiana. probabilmente potrebbe esservi d’aiuto la visione di qualche foto, scattate sotto il sole del primo giorno di primavera in località Giardini-Duglia di Bisignano, con un modesto cellulare…
Niente di straordinario per carità! Ordinarie e abituali visioni lungo il ciglio delle strade, il corso dei fiumi, gli anfratti, che ti affrancano dagli affanni dellla vita e ti avvicinano alle bellezze del creato. I resti d’un falò di pneumatici, una caterva, un tir di pneumatici. Rifuti svariati d’ogni marca e genere in un supermarket all’aria aperta, giusto in un spiazzo fra l’ansa del fiume Duglia e l’asfalto della strada parallela al corso dello stesso.
E non è che il Duglia non riservi sorprese, appena sotto un velo di sabbia, nascosti dalla perizia di lavori “ammucciatutto” vi si potrebbbe svelare davanti agli occhi la bellezza di tesori appena disseppelliti: amianto, ferro, ceramica, plastica a volontà. Niente di straordinario, e niente a cui non ci si possa abituare e infatti a forza d’abitudine chi non vuole vedere non vedere ed a chi spetta tacere tace. Niente di diverso da altre zone dello steso territorio bisignanese, magari lungo il corso del Mucone o del Crati. Eppure per incentivare il turismo nelle nostre zone, l’indice medio del Credito operativo potrebbe finanziare un itinerario panoramico in 3D da archiviare in qualche sito che celebra a spron battuto le bellezze calabre. E non è che i motivi d’interesse non manchino, la zona interessata è giusto a valle rispetto alla discarica di Croce D’Alli che qualche estate fa ha ammorbato tutto il circondario, a causa di un (in)fausto incendio, con i suoi dolci effluvi di diossina – ciclamino.
E se andasse in porto la sciagurata costruzione di qualche ciminiera (centrale a biomasse) in località Soverano potremmo annoverare un ulteriore fiore all’occhiello per il nostro territorio. Già il territorio, questo arcano e misteriosa alcova che ci accoglie e ci sfratta a seconda delle intemperie, questo accogliente culla che può trasformarsi in un soffio in una bara, questa bellezza mozzafiato che ci avvelena lentamente, un giorno dopo l’altro.
[nggallery id=6]