A ogni sessione di mercato la Serie A diventa sempre più povera di stelle, come confermano le statistiche riguardanti gli ultimi cinque anni.
Negli ultimi cinque anni le società estere, specie quelle dei nuovi ricchi, hanno fatto razzia: da Ibrahimovic a Thiago Silva, da Cavani a Verratti, da Sanchez a Pastore, pezzo dopo pezzo i migliori talenti si sono volatilizzati. Venti giocatori in uscita, tali da comporre un top 11 da sogno e una panchina tempestata di diamanti. Venti giocatori, escludendo i cavalli di ritorno Eto’o e Cerci, che hanno portato nelle casse dei club italiani mezzo miliardo di euro, 507 milioni per l’esattezza, senza contare i bonus che sempre più spesso vanno ad arrotondare i prezzi delle compravendite (tanto per restare a questa stagione, la cessione di Benatia al Bayern può fruttare altri 4 milioni alla Roma oltre ai 26 già garantiti).
La fuga delle stelle inizia davvero nella stagione 2011-12 quando la fresca proprietà qatariota del Psg decide di fare shopping compulsivo in Italia. Oltre a Menez, Sissoko e Thiago Motta, ecco dal Palermo la star Pastore e il portiere Sirigu: come da bilancio rosanero, 39,8 milioni per il primo (anche se una parte consistente è appannaggio dell’agente) e 3,9 per il secondo. E Alexis Sanchez? El Niño Maravilla è al centro di un’asta internazionale orchestrata abilmente dall’Udinese.
Sognano pure Juventus e Inter ma è ormai chiaro a tutti che il potere di spesa delle italiane non può reggere il confronto con l’élite europea: i fatturati delle altre, trasformatesi nel frattempo in brand globali, sono schizzati alle stelle, e gli azionisti tricolori hanno smesso di pompare soldi a fondo perduto. Risultato: la scheggia cilena passa al Barcellona per 34 milioni più succulenti bonus.
L’estate successiva, neanche a farlo apposta, Thiago Silva e Ibrahimovic vengono ceduti al Psg per 61 milioni (41+20). È il segno plastico del trapasso di un’era: dal Milan giocattolo di paperon Berlusconi al Milan zavorra della claudicante Fininvest. Non è un caso se nell’esercizio 2012, grazie ai 53 milioni complessivi di plusvalenze e al taglio di 23 milioni sul montestipendi, il deficit del club rossonero passa d’incanto da 67 a 7 milioni. La fuga delle stelle si spiega proprio così: all’estero ci sono società in grado di pagare il doppio, se non il triplo degli ingaggi; in Italia la ricerca dell’autosufficienza finanziaria impone sacrifici tecnici in grado di raddrizzare i bilanci.
Ne sa qualcosa Aurelio De Laurentiis, maestro nell’arte autarchica, che ha ceduto al Psg prima Lavezzi per 28,9 milioni, poi Cavani per 67,9 milioni, l’affare record delle ultime 5 stagioni in Serie A: in questo modo il Napoli è riuscito ad adeguare le spese alle entrate centrando un filotto di otto bilanci consecutivi in utile e mettendo da parte un patrimonio netto di 72 milioni.
Anche i Della Valle e la Roma hanno dovuto fare compromessi con le regole del mercato: “scopri, cresci e vendi”, ecco il ritornello classico in Serie A. Certo, se si guardano i movimenti complessivi il saldo per la Serie A resta terribilmente negativo. Non in termini economici ma sportivi. E la prossima estate la top 11 rischia di essere aggiornata col nome più esplosivo di tutti: Paul Pogba con il suo centone.
Armando Zavaglia