Estorsione, gioco d’azzardo, traffico di droga, riciclaggio: tutto nella sede di una società calcistica. Non è l’ultima fiction pronta a sbarcare sui canali tv, ma una storia vera proveniente dall’Olanda e svelata del tutto a dicembre dopo la sentenza del tribunale di Haarlem. Quante volte si è sentito parlare di club controllati dalla criminalità? Con lo Young Boys di Haarlem, Olanda Settentrionale, si è andati oltre: il club è stato fondato nel 2004 proprio per riciclare denaro proveniente da attività illegali. Traffici scoperti per caso, nell’ambito di una più vasta operazione (la Courage) sul commercio illegale di cannabis.
La polizia ha nascosto una videocamera nella sede dello Young Boys e il marcio è venuto a galla. Alla sera il piccolo complesso sportivo, che una volta ospitava una delle squadre più antiche d’Olanda (l’HFC Haarlem, che ha dato i natali a Gullit e che è fallito nel 2010 dopo 121 anni), si trasformava in una bisca: 500 euro era il prezzo del «biglietto» di accesso al tavolo da gioco. I proventi delle partite a poker servivano a pagare gli stipendi dei giocatori e dell’allenatore.
Cifre elevate, perché lo Young Boys era ambizioso. Vista da fuori, quella dei ragazzi di Haarlem, era la classica favola di provincia. Quattro promozioni di seguito, il passaggio in Top Klasse (la C) sfumato per un soffio nelle semifinali playoff. Ma l’approdo alle divisioni superiori era solo una questione di tempo, visti i nomi coinvolti: in panchina Rinus Israel (campione d’Europa ’70 col Feyenoord, vice campione del Mondo 1974 con l’Olanda), Pim van Dord (ex fisioterapista di Ajax e Olanda a Euro 2000) nello staff tecnico, l’ex Ajax Silooy al settore giovanile, più una serie di giocatori ex pro in campo. Gente esperta ma costosa, e quando i soldi venivano a mancare si ricorreva all’estorsione.
Come nel caso dell’ex giocatore Martin Vreijsen, costretto dal proprietario del club, Kris J., uno noto alle forze dell’ordine per la lunga fedina penale, a scucire 47 mila euro, pena ritorsioni contro la famiglia. Kris J., condannato il 4 dicembre a 2 anni di reclusione e al risarcimento di Vreijsen (colpito nel frattempo da manie depressive con tendenze suicide), aveva assegnato la carica di presidente all’incensurato Johan W.: puliva i bagni, gonfiava i palloni, rifaceva le righe del campo. L’uomo di paglia che, al momento di fare il lavoro sporco, ha cercato di farsi da parte. «Tu vattene e io ti brucio la casa» è stata la replica. Il club è fallito nel 2012: tra i debiti accumulati, anche 1,2 milioni di euro non versati al fisco. Più che Young Boys, avrebbero dovuto chiamarsi Goodfellas.
Armando Zavaglia