Una passione “risarcita”

Letture: 2875

Quattrocento euro a testa: è questo il risarcimento ottenuto dai duecento tifosi di Bari e Lecce che si sono costituiti parte civile dopo aver scoperto dai giornali d’aver assistito il 15 Maggio 2011 ad un derby farsa, comprato a tavolino (Bari-Lecce 0-2, quello del famoso autogol di Masiello).

Questa decisione segue le parole pronunciate nella requisitoria dal pm Ciro Angelillis: “Questa vicenda dimostra che non c’è stato alcun rispetto per tutti quei bambini che vanno a dormire con la maglia della squadra dei loro beniamini”. Così la decisione presa dal giudice monocratico Valeria Spagnoletti è a suo modo storica: per la prima volta in Italia è riconosciuto un diritto ai tifosi in nome della passione sportiva. E se quel diritto viene leso va risarcito in modo adeguato. E’ forse il miglior deterrente possibile per evitare combine e scommesse clandestine.

I conti del processo sono presto fatti: il giudice ha condannato a 1 anno e sei mesi di reclusione e al pagamento di 10mila euro di multa l’ex presidente del Lecce calcio Pierandrea Semeraro e l’imprenditore salentino Carlo Quarta. Condanna a 9 mesi di reclusione e a 5mila euro di multa per Marcello Di Lorenzo, amico dell’ex calciatore biancorosso Andrea Masiello (uscito da questa storia dopo il patteggiamento di 22 mesi nell’ambito dello stesso procedimento insieme agli amici e “scommettitori” Gianni Carella e Fabio Giacobbe). Per tutti il giudice ha disposto la sospensione della pena e l’interdizione per sei mesi dagli uffici direttivi della società sportiva con “divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono competizioni sportive o si accettano scommesse”.

Ma la parte più innovativa della sentenza è il riconoscimento del danno alle parti civili: per Federcalcio e Confconsumatori il risarcimento dovrà essere quantificato in sede civile e al momento sono state fissate solo delle provvisionali (5 mila verso la Figc e mille per la Confconsumatori). Per i tifosi il punto di partenza è fissato in 400 euro a testa. Questo vuol dire, al momento, un esborso totale per i condannati di 96 mila euro. Non spiccioli, ma le cose potevano andare molto peggio. A vedere quel derby, secondo la sentenza comprato dai dirigenti leccesi per 200 mila euro, c’erano 16 mila persone. Se tutte si fossero costituite nel processo, il rimborso sarebbe stato di 6,5 milioni di euro.

Adesso la vicenda di Bari potrebbe diventare un precedente importante: sono centinaia le partite di A, B e C nel mirino della Procura lombarda. Quanti tifosi seguiranno l’esempio dei “colleghi” pugliesi?

Questa sentenza può essere la svolta a questa terribile pratica del calcioscommesse. Di fronte ad una giustizia sportiva capace di tagliare senza problemi mesi e mesi di squalifica ai protagonisti delle combine, finalmente un po’ di giustizia e la dimostrazione che chi sbaglia paga. Un primo passo per spaventare questi delinquenti e per risarcire, almeno economicamente, chi vede la propria passione trasformarsi in un’illusione.

Armando Zavaglia