In queste ultime ore stanno facendo discutere le proposte filtrate in ambito scolastico. Si valuta infatti un decreto scuola per promovuere tutti gli alunni nell’anno scolastico 2019-2020 con eventuali debiti formativi da recuperare a settembre. Abbiamo ascoltato il parere di esperti in materia.
Partiamo dal professore Vincenzo Tortora, che insegna all’istituto “Giuseppe Pucciano” di Bisignano: “Il discorso della valutazione, richiede approfondimento e professionalità. Ritengo utile aspettare indicazioni chiare e definitive dal Ministero che possano, coerentemente, darci la possibilità di giudicare con scienza e coscienza. A quel punto, potrei aggiungere il mio personale commento (non opinione) e, pur non condividendo, dovrei comunque attenermi, per ragioni professionali e deontologiche, al mio status di docente della scuola pubblica. In ogni caso, conoscendo i miei alunni (e non solo in questo frangente), sono sicuro poter adoperare i giusti criteri valutativi”.
Per il giovane professore Francesco Iaquinta:”La decisione del Governo di ammettere tutti gli studenti all’anno successivo a causa dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19, ha sollevato, come era prevedibile, il solito vespaio di polemiche, come sempre accade quando viene presa qualunque decisione in materia scolastica. L’eccezionalità di questo periodo storico, non poteva non comportare delle misure altrettanto eccezionali, ed in tal senso va letta tale disposizione. Bisognerebbe inoltre ricordare, che la valutazione deve essere considerata come un mezzo e non come il fine ultimo del processo di apprendimento e che ciò che spinge lo studente ad apprendere, è più verosimilmente la motivazione verso gli argomenti di studio, che la valutazione a cui dovrà essere sottoposto. La vera problematica rimane sempre quella di una situazione di emergenza che limita inevitabilmente soprattutto i processi di apprendimento, più che la valutazione.”
Ornella Gallo, ex assessore alla cultura e insegnante nelle scuole primarie, aggiunge partendo dal concetto di una scuola che va verso la valorizzazione del merito e il riconoscimento del lavoro: “Il “tutti promossi” può, a mio avviso, rischiare di vanificare tutto, perché se è vero che non si impara per essere valutati non esiste apprendimento senza valutazione. Stonano un po’ le affermazioni che il CorSera riporta e che sembrano indicare una direttiva del ministero. “È possibile che alla fine dell’anno gli studenti siano tutti promossi? La ministra Azzolina è “contraria al 6 politico” e non vorrebbe arrivare a tanto. Ma è altrettanto chiaro che, vista l’eccezionalità della situazione e i rischi di ricorsi dall’esito molto incerto in caso di bocciature, i docenti finiscano per assicurare il passaggio all’anno successivo a tutti”. Ma se dalle stanze del Ministero non può arrivare il messaggio di una promozione garantita, prova a sbilanciarsi Antonello Giannelli Presidente dell’Associazione nazionale presidi, in un trafiletto della Stampa “E se anche ci sarà un professore troppo severo durante gli scrutini, la decisione finale sarà collegiale e terrà conto dell’eccezionalità della situazione come già accaduto in passato in occasioni simili”.
Continuando nel suo intervento, aggiunge Ornella Gallo: “La valutazione formativa è parte integrante della relazione educativa, rientra nei diritti e doveri reciproci di insegnanti e allievi. Ecco perché la didattica a distanza, a maggior ragione con i bambini della scuola primaria, deve essere fatta di certezze e routine, di impegni cognitivi delimitati ma curiosi, di consegne e compiti che lasciano il tempo per una riflessione ed un lavoro in autonomia. Ora, ai tempi della didattica a distanza, scopriamo amaramente che, soprattutto nella scuola primaria, il valore dell’apprendimento non può essere relegato essenzialmente a test di verifica quanto piuttosto alla curiosità per ciò che si studia, dalla voglia di scoprire cose nuove, dal sentimento di “riuscire” e di “diventare competenti in…”.
La valutazione deve essere attenta all’impegno, alla concentrazione sul compito, alla intraprendenza cognitiva e perché no, all’umiltà del “sapere di non sapere”.
Difficile dirlo con un voto, meglio farlo con una osservazione.
Certo, alla fine dell’anno li promuoveremo tutti i nostri ragazzi (già ora nelle elementari ne promuoviamo il 99,3% e alle media il 97,1%), perché avremo potuto constatare (in tanti modi) che in tutte queste settimane sono un po’ cresciuti, hanno progredito, hanno imparato cose nuove, hanno qualche abilità in più, proprio grazie al nostro lavoro (a distanza)”.
Ora, spazio per le opinioni della professoressa Pina Guido, che insegna nel Liceo classico di San Demetrio Corone: “In effetti credo che sia stata una mossa poco opportuna da parte del Ministro. Diciamo che i ragazzi lo avevano intuito, ora ne hanno la conferma. Credo comunque, almeno l’impressione che ricavo dalla pratica quotidiana con gli alunni, che i volenterosi e quelli che tengono allo studio, stanno continuando con serietà e impegno. Sono loro la nostra forza”.
Alberto Pellai, psicoterapeuta, è fortemente contrario:”“La scuola maestra di vita dovrebbe essere garante del percorso, non del traguardo. Quello è una conseguenza. Per questo, la promozione garantita e annunciata due mesi prima del termine dell’anno scolastico, per me rappresenta un autogol non indifferente”.