Gira voce che ad allietare la serata bisignanese del sabato di Sant’Umile, insieme al tradizionale “Luna Park”, ai classici panini con salsiccia e alle birre tedesche stia per arrivare sul palcoscenico del Viale Roma tale Celeste Gianni. Come al solito i commenti sui social si sprecano … e come al solito … mi scappa da … scrivere ! E mi rivolgo in particolare ai “palati musicali raffinati”, ai “puristi delle sette note”, ai “melomani d’elite” che a quanto pare abbondano sulle sponde del “Crati” e non lesinano commenti e critiche. E mi rivolgo ancora a qualcuno che come “folgorato sulla via di Damasco” pubblica in pompa magna sul suo profilo brani del cantante neomelodico (miracoli della metamorfosi dei gusti musicali !!!). Mi rivolgo a coloro i quali, con commenti sarcastici, a volte anche graffianti e cinici criticano nei loro “post” tale scelta, alcuni addirittura fingendo di non conoscere l’artista in questione, ostentando una goffa forma di snobismo musicale radical-chic. Non so chi abbia avuto l’idea di invitare il neomelodico Celeste ma colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per la scelta. Ringrazio di cuore (chiunque esso sia e qualunque sia il motivo per cui lo ha fatto) colui che ha avuto la geniale idea di portare l’artista etneo a Bisignano e cercherò di spiegarne le ragioni. Grazie! Perché ci hai liberato dai “cuccioli randagi” di Maria De Filippi, tutti uguali nella loro insipenza e nella loro evanescenza artistica; vincono tutti AMICI, poi San Remo e poi incidono dischi a gogo, tutti uguali, tutti con il medesimo format e con i testi delle canzoni maledettamente ripetitivi e noiosi, figli di una televisione drogata e drogante che crea un popolo di automi consumatori di musica piatta e noiosa a solo scopo commerciale. Grazie ! Perché ci avete liberato dalla musica straniera, che dal ’68 in poi (annus horribilis) ci ha riempito le orecchie e la testa (e non solo), figlia di quel mondialismo che anche in campo artistico ha trovato consensi planetari con generi che spaziano dal Rock al Metal alla House martellando generazioni di giovani con messaggi subliminari (poi non tanto sub) inneggianti ad un libertarismo sfrenato senza limiti. Grazie ! Per averci liberato dalla presenza di quei gruppi etno/afro/folk che ci abbuffano di tarantelle e pizziche, magari rivisitate in salsa rap finendo immancabilmente a urlare a squarciagola “bella ciao” o l’internazionale versione social-scoppiati-rap, con masse informi ondeggianti di giovani che puzzano di sudore misto all’acre afrore della marjuana e al fetido alito alcolico. Grazie ! Per averci portato il nostro Gianni Celeste, nostrano come i nostri prodotti agricoli, lui siciliano che canta in napoletano e innamorato della Calabria, lui che canta la sofferenza di chi si sente braccato ed è costretto a fuggire per evitare la galera mentre saluta per l’ultima volta i suoi figli e la sua donna non sapendo quando li rivedrà; magari è un padre di famiglia che ha sbagliato per dare ai figli una vita più degna e che pagherà per i suoi errori il prezzo che la società esige, magari è la storia di un uomo debole che ha commesso un errore e si è pentito, schiacciato da una società aggressiva, dove se non sei figlio di qualcuno o non hai la forza del denaro sei costretto a sforzi inumani per risollevare il capo da una condizione di afflizione; e non me ne vogliano per queste parole i giustizialisti moralizzatori che emulano nientemeno il ministro Giuliano Amato quando scrisse che i cantanti neomelodici con le loro canzoni “fiancheggiavano” la camorra.
Ignora forse l’ex ministro che nella tradizione melodica napoletana e non solo vi sono brani indimenticabili che richiamano ambienti e situazioni che nel bene o nel male fanno parte della storia di questa città e di questo paese. Basti citare per tutte “Guapparia” lo storico e indimenticabile brano del repertorio classico napoletano scritto nientemeno che da Libero Bovio (l’autore di Reginella per intenderci) e dal maestro Falvo e interpretato dalle più grandi voci nazionali e internazionali o come il filone delle canzoni della “mala milanese” che hanno visto come indimenticata e ineguagliata interprete una giovanissima Ornella Vanoni. L’ex ministro Amato farebbe bene a farsi un esame di coscienza quotidiano sull’importo delle sue pensioni pensando per un attimo ai cassintegrati dell’area vesuviana e a quelli di tutto il sud e poi magari scopriremo che “il latitante“ è proprio lui !!! E ancora voglio dire ai palati musicali raffinati bisignanesi, così attenti alle “avanguardie” ed a “nuove sonorità” per le notti del nostro amato Santo Umile, che farebbero bene a studiare e ad ascoltare tutta la musica prima di esprimere giudizi “tranchant” su di un artista. Voglio ricordare che Gianni Celeste, come altri, è un esponente del filone neomelodico, erede (magari il figlio minore, più ingenuo, più verace) di quella immensa tradizione musicale napoletana classica che tanto ha dato alla cultura meridionale e mondiale e che ha visto fior di artisti assoluti come Giacomo Rondinella, non a caso anche lui come Gianni Celeste siciliano di nascita e napoletano di adozione musicale. Grazie quindi a chi ha voluto regalarci Gianni Celeste ! L’appuntamento per tutto il popolo di Bisignano, giovani, meno giovani, uomini, donne, ragazzi, è sotto il palco per cantare insieme a Gianni e commuoverci per “il latitante” che deve abbandonare i suoi figli, emozionarci per quell’amante innamorato che grida a squarciagola : “senza ‘e te nu pozz sta”, piangere per quella “poesia” dove occhi verdi, labbra rosse e pelle vellutata sono gli ingredienti che fanno innamorare. Vorremmo un grande striscione bianco con la scritta nera : ”GIANNI BISIGNANO TI AMA”, Bisignano vuole divertirsi, vuole festeggiare il suo Santo in allegria e in armonia con un paio d’ore di musica semplice, dal messaggio vero, sincero e diretto, senza tanti fronzoli. Leavanguardie tecno e le sonorità esotiche condite da sinistri richiami le lasciamo ad altre orecchie raffinate. A noi ci basta Gianni, siculo-partenopeo-calabrese … neomelodico !
Alessandro Perrone